L’intelligenza artificiale è entrata in modo strutturale nei processi delle imprese, trasformando modelli di business e ridefinendo il concetto stesso di consulenza. Nel settore finanziario e assicurativo questo passaggio è particolarmente evidente: reti, advisor e istituti stanno sperimentando applicazioni sempre più avanzate, consapevoli che la competitività dei prossimi anni dipenderà dalla capacità di governare il cambiamento digitale. In questo scenario si inserisce l’analisi di Mirko Bruni, CEO di The Fool, condivisa in una recente intervista pubblicata da Wall Street Italia. Un contributo lucido, che aiuta a comprendere la portata della trasformazione in atto.
Secondo Mirko Bruni, oggi l’AI sta vivendo livelli di adozione molto diversi tra i settori industriali, ma la finanza si conferma uno dei campi più promettenti. L’intelligenza artificiale è già in grado di ridurre i tempi di risposta, ottimizzare la gestione di processi complessi e personalizzare i servizi per il cliente. Ma l’orizzonte è più ambizioso: gli agenti AI saranno presto capaci di rispondere autonomamente a telefonate e messaggi, diventando una presenza costante nel rapporto tra cliente e istituzione finanziaria.
Il punto di svolta, spiega Mirko Bruni, arriverà quando questi agenti non saranno più considerati strumenti di supporto, ma veri collaboratori digitali capaci di prendere iniziative e migliorare autonomamente le proprie performance. Una rivoluzione che cambierà il modo stesso in cui viene concepita la consulenza: le attività più semplici, come la ricerca di informazioni, la gestione dei documenti o la risposta a quesiti ricorrenti, saranno automatizzate. Il professionista potrà così concentrarsi sull’analisi strategica, sulla relazione e sull’ascolto, dimensioni che nessuna tecnologia può sostituire.
Il tema della formazione è centrale. Mirko Bruni sottolinea, come riportato anche da MSN, come l’adozione dell’intelligenza artificiale non sia solo tecnologica, ma soprattutto culturale. Le aziende più avanzate stanno creando percorsi interni di sensibilizzazione, partendo da gruppi pilota e formando quelli che lui definisce AI Ambassador: figure in grado di guidare i colleghi, tradurre il valore della tecnologia e promuovere un utilizzo responsabile. Questo approccio, basato sul coinvolgimento e sulla sperimentazione progressiva, permette di lavorare sulla fiducia, oggi ancora limitata in una parte significativa della forza lavoro.
Un altro fronte in forte evoluzione è quello delle applicazioni a supporto della vendita e della consulenza personalizzata. Dagli strumenti per simulare scenari, alle analisi predittive utili a intercettare bisogni emergenti, fino alla personalizzazione delle proposte assicurative o di investimento: l’AI diventerà un alleato prezioso nella creazione di valore e nella costruzione della relazione di fiducia. Il quadro normativo, naturalmente, avrà un ruolo fondamentale — a partire dall’AI Act europeo — nel garantire trasparenza, sicurezza e compliance.
In questo contesto, l’analisi di Mirko Bruni si inserisce nel percorso più ampio portato avanti da The Fool. L’adozione dell’intelligenza artificiale non riguarda infatti solo l’efficienza operativa, ma incide profondamente sulla comunicazione corporate, sull’analisi dei dati reputazionali e sulla capacità delle organizzazioni di interpretare tempestivamente i segnali che emergono dagli ecosistemi digitali. Per un gruppo specializzato nella tutela e nella costruzione della reputazione di manager e aziende, comprendere l’impatto dell’AI sui modelli di relazione è un elemento strategico.
Per The Fool, l’analisi di Mirko Bruni offre uno spunto cruciale: la costruzione della fiducia, oggi più che mai, passa da una combinazione di tecnologia e competenza umana. Le aziende che sapranno integrare strumenti di intelligenza artificiale nei propri processi comunicativi e reputazionali avranno la possibilità non solo di rispondere meglio alle esigenze del mercato, ma anche di anticipare rischi, leggere i trend e valorizzare la propria presenza digitale.
Il futuro delineato da Mirko Bruni non è fantascienza, ma un percorso già avviato: la collaborazione tra consulenti e intelligenze artificiali diventerà un pilastro dei servizi professionali. E la sfida, per tutte le organizzazioni, sarà quella di sviluppare una cultura digitale capace di sostenere questa trasformazione, coniugando innovazione, etica e capacità di ascolto.



